Aratura o trinciatura dell'erba nell'uliveto?
- agricolabarletta
- 24 apr
- Tempo di lettura: 1 min
Aggiornamento: 2 mag
Aratura o trinciatura dell’erba nell’uliveto? Ecco cosa sapere per scegliere la pratica migliore

Gestire il terreno in un uliveto è una delle decisioni più importanti per garantire salute, produttività e sostenibilità. Due pratiche molto diffuse sono l’aratura e la trinciatura dell’erba, ma quali sono le differenze e quale conviene adottare?
Aratura del terreno
L’aratura consiste nel rivoltare lo strato superficiale del suolo con l’aratro. Questo metodo permette di:
interrare le erbe infestanti e i residui colturali,
rompere la crosta superficiale migliorando l’assorbimento dell’acqua,
favorire la mineralizzazione della sostanza organica.
Tuttavia, è una pratica invasiva che può:
alterare la struttura del terreno,
ridurre la biodiversità del suolo,
aumentare l’erosione, soprattutto in terreni in pendenza,
disturbare le radici superficiali degli olivi.
Trinciatura dell'erba
La trinciatura consiste nel tagliare e sminuzzare l’erba spontanea con una trincia. I residui restano sul terreno, formando una sorta di pacciamatura naturale. I vantaggi sono:
protezione del suolo dall’erosione,
miglioramento della vita microbica,
mantenimento dell’umidità,
limitazione della crescita di infestanti senza sconvolgere la struttura del suolo.
Tra i contro:
può aumentare la pressione di alcune malattie se non si gestiscono bene i residui,
in certi casi può richiedere più passaggi durante l’anno.
Cosa scegliere?
In un contesto di olivicoltura moderna e sostenibile, soprattutto in un oliveto biologico, la trinciatura dell’erba è spesso preferibile. Permette di mantenere il suolo vivo e attivo, riducendo l’impatto ambientale. L’aratura può essere utile in casi specifici (forte compattazione, esigenze fitosanitarie), ma va usata con cautela.
L’obiettivo non è solo “pulire” il terreno, ma custodirlo. Ogni scelta agronomica deve guardare alla salute dell’olivo, ma anche alla fertilità del suolo nel lungo periodo.
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